Congresso Radicali Roma: la relazione del Tesoriere Demetrio Bacaro
- Radicali Roma
- 10 dic 2008
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Care compagne e cari compagni,
sono passati 18 mesi dal nostro ultimo congresso nel luglio 2007 e sembra essere passata una vita, talmente tali e tanti sono stati gli avvenimenti che li hanno caratterizzati a tutti i livelli ed in ogni ambito, locale e generale, determinando un affollarsi di cose degne di essere almeno menzionate, di essere dette, anche perchè premessa e substrato di ogni ideazione di agire politico successivo.
La relazione di un tesoriere di un’Associazione territoriale, soprattutto se politica, può limitarsi alla mera enunciazione di numeri e conti, ma a mio avviso deve anche poter consentire uno sguardo allargato, uno sviluppo per così dire deduttivo dal generale al particolare, anche per consentirmi di inserire alcune osservazioni sugli avvenimenti principali accaduti dal precedente momento assembleare.
A livello mondiale una grave crisi finanziaria è montata pian piano, raggiungendo la coscientizzazione planetaria solo ultimamente, ma con cigolii e preavvisi preoccupanti proprio dall’estate del 2007, quando le solite inascoltate cassandre si stracciavano le vesti, chiedendo inutilmente misure urgenti di argine e regolamentazione di un mercato azionario sfuggito al controllo dei più, mentre gli immancabili liberisti anarcoidi, quelli del “senza regole è meglio” propinavano ottimismo. Un dispensare calma che in qualche mese ha dimostrato i suoi limiti, facendo apparire chiaro a tutti come se questa non è una crisi DEL modello del “mercato”, lo è senz’altro al suo interno, una difficoltà enorme NEL mercato. Tutto ciò ha determinato il bisogno urgente di rinnovare non tanto i fondamenti concettuali dell’economia occidentale, ma sicuramente l’efficienza dei controlli e soprattutto l’indipendenza dei controllori rispetto ai controllati; per eliminare quindi la sudditanza, per esempio, delle agenzie di rating, nei confronti dei clienti maggiori, che spesso ne controllano gli organi direttivi ed amministrativi, inquinando la bontà degli elementi di giudizio. Per non parlare della insaziabile fame di profitti dei promotori e delle banche d’affari, che falsa le dimensioni dei volumi finanziari, rendendoli troppo spesso indipendenti dalle economie reali, creando una bolla speculativa, che inevitabilmente presto o tardi, per leggi finanziarie già sperimentate nel passato è destinata all’esplosione.
Nei mesi scorsi si è anche celebrata un’olimpiade sportiva particolare, durante la quale si è colpevolmente sprecata un’occasione per richiamare l’autoritario ed antidemocratico governo cinese a maggior coerenza con le proprie enunciazioni di principio sui diritti umani. Nessun ingenuo idealismo, consapevoli della forza degli sponsor e della governance globale, che hanno sicuramente imposto l’ipocrisia della “pausa olimpica”, ma indubbiamente alcuni distinguo, qualche solidarietà in più con le rivendicazioni di vari soggetti politici ed etnici sarebbe stata opportuna; e se nessuno chiedeva utopicamente la rottura di chissà quali rapporti diplomatici o commerciali, certamente molti di noi avevano sperato che potesse non esserci una rappresentanza governativa italiana nella solennità della Cerimonia inaugurale. È andata come sappiamo in modo diverso e ci rimane l’orgoglio di aver potuto essere ad Assisi, insieme con i compagni del nazionale ed i monaci tibetani in Italia, a controcelebrare l’inizio dell’olimpiade del sopruso, ascoltando la campana delle laudi alle ore 8 e 08 di Pechino, l’ottavo giorno dell’ottavo mese di questo 2008.
Negli Stati Uniti è stato eletto da pochi giorni un giovane senatore democratico alla guida della più grande democrazia liberale del pianeta; tralasciando le sue abitudini sulla tintarella ed ignorando il dibattito (mai così scadente) apertosi in Italia, devo dire che il programma elettorale del neo Presidente mi appare per molti versi ambizioso, se vogliamo anche innovativo; certo quella che è una caratteristica della politica del mondo anglosassone e statunitense verrà rispettata: continuità nel Foreign affair; non potremo quindi aspettarci stravolgimenti in politica estera, ma certe aperture (Siria, Iran) e la dichiarata intenzione di instaurare una strategia di uscita dall’Iraq, con il rafforzamento della presenza in Afghanistan, avranno il loro impatto, costringendo una volta in più l’Europa a cercare di elaborare almeno un tentativo di politica estera comune, della patria Europea. Per non tacere, poi, dell’ambizione da parte di Obama di rilanciare fortissimo in campo ambientale, con un piano di sviluppo sulle energie alternative oneroso, ma che promette di divenire un esempio contagioso. Certo forte è in me il sospetto che il personaggio Barack Obama possa rappresentare, per la superpotenza statunitense, in un momento di declino ipotizzabile e forse addirittura probabile, ciò che fu Romolo Augustolo per l’Impero Romano d’Occidente. Le analogia ci sono: decadenza dei costumi, crisi finanziaria, aggressioni esterne, perdita di egemonia complessiva, corruzione interna. Insomma la presidenza Obama costringerà tutti ad essere di nuovo incollati ai monitor, per così dire, dell’America, perché l’evento in sé, anche per le possibili ricadute sui molti processi di pace in corso, ma anche finanziarie e di ordine mondiale degli equilibri, la rendono simile ad un altro sbarco sulla luna.
Qui da noi in Italia è caduto, nei mesi scorsi, un governo impopolare, che faceva di tutto per non essere antipopolare, resistendo alle sirene del presenzialismo e della simpatia mediatica, per lavorare sodo sui tanti problemi (economici innanzitutto, certo, ma anche sociali e strutturali); ma ahimè divenendo facile preda delle illusioni egemoniche dei leader delle 2 fazioni del monopartitismo imperfetto, che ci governa da 15 anni (ma se preferite, con i dovuti distinguo da 50 anni). Credo che la bontà dei risultati di risanamento dei conti avrebbe dovuto spingere tutti ad un maggior senso di responsabilità sia in termini di supporto mediatico politico, con una maggior compattezza della maggioranza, sia in termini di consenso elettorale; sappiamo bene però quanto noi italiani siamo insofferenti al sacrificio per la causa comune, quanto poco avvertiamo il senso di Nazione; di come sia stato facile descrivere il governo Prodi come il governo delle tasse, per rifugiarsi nell’illusione del paese di bengodi, senza più ICI, senza più scioperi, senza più stranieri, né diritti individuali; anche qui qualche analogia storica, decisamente ravvicinata, si potrebbe fare, ma non è questo il luogo ed il momento, data anche la brevità dell’analisi, per abbandonarsi a facili polemiche; ma il dato di un risanamento interrotto rimane tutto nella sua pesantezza.
Proprio in questi mesi si è cominciato a legiferare sul federalismo, per farlo diventare un cardine dell’attività di governo, al fine di trasformarci in un Paese appunto federato; ma con la caratteristica approssimazione delle destre più populiste (Lega in testa), che rischia di creare squilibri di risorse e quindi di opportunità in vaste aree del Paese, facendoci ripiombare nella buia era dell’Italia dei Comuni, senza più identità condivise; ci si occupa in pratica, come mi è capitato recentemente di dire, di un federalismo solo orizzontale, ignorando quello che potrebbe essere una sorta di federalismo “verticale”; un’attuazione cioè di quella permeazione della partecipazione democratica a tutti i livelli, che farebbe crescere consapevolezza e conoscenza dal basso verso l’alto, equiparando in modo federale appunto i diversi livelli politici, sociali e decisionali. Proprio su questo tema, di un mondo politico sempre molto lontano dalle istanze conoscitive e partecipative, abbiamo registrato in questi mesi la chiusura, per una sorta di messa in mora dato il mancato rinnovo delle convenzioni, del Centro d’Ascolto; certo come radicali la cosa ci riguarda molto da vici no, ma io credo che il vulnus si creerà un po’ per tutti, venendo a mancare quello strumento così puntuale ed autorevole, che permetteva di conoscere le palesi violazioni delle partecipazioni plurali sui mezzi di informazione audio video. Del resto non ci si poteva aspettare molto di meglio da una classe politica nazionale che per mesi ha dato indecoroso esempio di sé nella sfacciata ostentazione dell’illegalità costituzionale, barattata con il consociativismo dei corridoi, lasciando svuotate le aule parlamentari dalla dignità della rappresentanza popolare e costituzionale. Certo mi riferisco a Commissione Parlamentare di Vigilanza e Giudice della Corte Costituzionale; non era difficile capirlo, ma purtroppo non sono neanche i soli esempi.
A Roma poi le forze del centro sinistra sono riuscite nel capolavoro di precipitare nei consensi e perdere il governo della città. Non me voglia il Sindaco Alemanno, a cui rivolgo uno speciale grazie per la sua presenza e per la sua firma sulla nostra proposta di delibera popolare; non me ne voglia ed anzi gli auguro con sincerità un buon lavoro, da parte di un militante radicale così lontano per storia personale e politica, ma più vicino del previsto nelle sensibilità dimostrate. Devo dire, infatti, di essere stato favorevolmente colpito dalla sua frase di insediamento:”essere il Sindaco di tutti i romani”; frase forse di prammatica, ma che di questi tempi denota un attaccamento alle istituzioni di cui voglio farLe credito. Non me ne voglia il Sindaco, dicevo, se dico che le elezioni di aprile scorso le abbiamo perse noi e non vinte lui; se fosse stato un calcio di rigore potremmo dire che il PD ha proprio sbagliato rigorista ed Alemanno è stato bravissimo ad intercettare la debole traiettoria del tiro ed eseguire un’abile parata che ha raccolto i consensi della città.
I primi mesi di lavoro della Giunta, la luna di miele, è già alle nostre spalle ed il nostro, il mio giudizio è ancora sospeso: favorevolmente colpito da alcune sensibilità dimostrate, verso di noi ma non solo, certo fortemente interdetti da alcune delibere (penso alla prostituzione o alle corsie preferenziali negli asili nido per gli insegnanti di religione cattolica, allo smantellamento dell’Ufficio del Garante per i detenuti, alla rimozione di Miglio dalla carica di difensore contro l’abusivismo); i prossimi mesi saranno decisivi per delineare l’ennesimo futuro di questa amatissima città e noi saremo come sempre lì, a studiare, criticare e capaci di mobilitarci per iniziative che tutelino soprattutto il diritto di ciascuno, senza discriminazioni, indifferenti agli schieramenti ideologici, ma anche alle critiche di chi ci accusa di essere sempre troppo mobilitati, troppo “tavolinari”; ecco vedete secondo me è invece proprio questa modalità di far politica che ci contraddistingue e secondo me ci valorizza; ci capita spesso di ragionare sulle cose della politica locale e quando i “buchi” del diritto condiviso che scopriamo ci appaiono troppo macroscopici, solitamente ci attiviamo con lotte ed iniziative, che non siano solo protesta o testimonianza, ma che producano un effetto catalizzante sulla comunità cittadina. Anzi, con l’immodestia tipica dell’essere radicale e perciò convinto di essere dalla parte della ragione storica e non contingente, sono convinto che proprio questo modo di agire dovremmo cercare di farlo permeare all’interno delle realtà politiche romane. Troppo spesso le forze politiche, i “partiti” rimangono ingessati nella tattica, negli equilibrismi e non scendono nella pratica dell’iniziativa politica militante, non preconcetta. A cominciare da quel PD a noi così caro e al quale continuiamo a guardare con l’affetto del maggiore, che aspetta sempre che il fratellino esca dalle bizze dell’infanzia e si decida a cavalcare l’età adulta delle decisioni; un partito che auspichiamo possa essere sempre più il “nostro”
nella misura in cui esso accetterà la nostra contaminazione, la nostra proposta di partecipazione democratica alla sua vita interna, nel rispetto dei dettami costituzionali.
Infine i Radicali; la storia interna a livello nazionale in questi 18 mesi è stata intensa, turbolenta, travagliata, insomma come al solito! 2 congressi, 3 segretari, 9 parlamentari eletti. Sathyagrà, convegni, digiuni, denunce, psicodrammi, allontanamenti, fratture ricomposte: veramente le abbiamo viste tutte! Ma la barca radicale è solida, solidissima politicamente, anche se un po’ meno finanziariamente; usando una metafora da regata direi che abbiamo un tattico di prima grandezza, che sa garantire lungimiranza ed analisi lucida prospettica, ed un nocchiero sardo nel quale ripongo il pieno della fiducia, delle speranze e delle aspettative, perché come me e come noi nasce militante, come me ha accettato un turno di comando con la consapevolezza dei propri limiti e la determinazione che nasce dalla consapevolezza di un’esperienza nel saper fare; la ciurma o l’equipaggio se preferite è come sempre: turbolento, caciarone, ma coeso, sempre pronto ad arruolarsi in arrembaggi o manovre ardite, con la meta dell’isola che non c’è (la pienezza dei diritti) sempre evocata ed a portata di mano.
E voi direte: si va bene ma Radicali Roma? Ecco questo è il punto! La relazione di un Tesoriere di una realtà bella e solida come questa potrebbe risultare noiosa, sterile e densa solo di numeri, tale e tanta è la forza che abbiamo saputo dimostrare e mettere in campo (parlo ovviamente a livello politico locale) con ricadute tutto sommato buone anche da un punto di vista economico per le casse del nostro “tesoro”.
Prima di ammorbarvi con una presentazione, comunque snella; in power point sullo stato delle nostre finanze e su come esso si sia realizzato, lasciatemi però ancora un minuto per tracciarvi un bilancio più ragionato, politico, dal quale desumere il perchè di una buona salute economica.
La relazione di Massimiliano, che ringrazio con la sincerità di chi ha saputo apprezzare in lui doti notevoli di guida politica e determinata persecuzione degli scopi, è stata ampia ed esaustiva delle nostre attività e non ho alcuna intenzione di ripetere cose già dette; solo qualche sottolineatura.
A me sembra che alcune delle nostre iniziative consiliari abbiano avuto un certo effetto, una ricaduta sulla cittadinanza tutta; penso agli emendamenti al bilancio e agli ordini del giorno che abbiamo potuto presentare fino a marzo di quest’anno, quando il consigliere Quadrana sedeva in aula Giulio Cesare perché eletto nelle liste della Rosa nel Pugno; mi piace ricordare che è stato in seguito ad un nostro OdG se le sedute consiliari sono ora trasmesse in diretta via web; la predisposizione tecnica già c’era, ma è stata la nostra iniziativa a permettere l’utilizzo di uno strumento così importante per la democrazia diretta a noi cara.
Del resto le due campagne di raccolta firme, nel 2007 quella sul registro delle unioni civili e quella da poco terminata sulla Anagrafe Pubblica degli eletti, sono state la naturale continuazione, il nuovo strumento scovato fra le righe dello statuto e del regolamento del Comune, per incidere con proposizione dirette nelle attività del Consiglio Comunale, trovando sponda nei cittadini. Sulla rilevanza politica di queste iniziative ha già ben detto Massimiliano, a me come Tesoriere preme sottolineare l’aspetto fondamentale sperimentato ai tavoli sull’autofinanziamento; come vedremo meglio in dettaglio fra poco, con oltre 170 tavoli organizzati in 3 mesi di campagna abbiamo raccolto circa 1967 Euro e questo, secondo me, oltre ad essere una buona notizia per le nostre finanze, testimonia un attaccamento vero, tangibile, delle persone alle nostre battaglie; non vi è solo la delega “ad occuparcene noi”, ma c’è il coinvolgimento anche economico, che testimonia un investimento non solo di idee, ma di condivisione dell’impresa. Inoltre, nei mesi in cui sono stato Tesoriere, dal 2 marzo ad oggi, la sensibilità delle persone, sia interne che esterne alla nost ra Associazione o al mondo radicale, ha fruttato ben 2299 Euro di contributi ; le persone, cioè, a controprova di un interesse di fondo verso la politica vera, partecipata, sono disposte a privarsi di un qualcosa, anche minimo, per dotarsi di una garanzia partecipativa e democratica, che spesso noi radicali locali, nella nostra pochezza numerica, interpretiamo al meglio.
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