LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELL'ORDINE DEI MEDICI DI ROMA
- Radicali Roma
- 16 feb 2009
- Tempo di lettura: 2 min
Egregio dott. Prof. Mario Falconi,
chi le scrive è un collega ed un radicale, segretario dell’Associazione Radicali Roma.
I fatti drammatici di questi giorni hanno riportato alla ribalta nazionale il delicato tema della vita e delle scelte anticipate di trattamento nei momenti cruciali delle cure palliative e delle circostanze di fine vita.
Mi chiedevo, e Le chiedo, se non sia il momento per noi medici di esprimere una forte contrarietà, perlomeno di metodo, al fatto che in soli 15 giorni si voglia promulgare, nelle chiuse stanze parlamentari, una legge sul testamento biologico di enorme impatto sulla vita di ognuno, dimenticando di coinvolgere la categoria medica, davvero forse unica conoscitrice delle verità e dei convincimenti scientifici, per questo interlocutore ineludibile sulla definizione del termine “terapia” e sui suoi limiti conosciuti.
Sono consapevole delle diverse opinioni riguardo il “testamento biologico” che si hanno all’interno della nostra categoria; ma anche per questo, ora che finalmente il tema è divenuto centrale, non sarebbe utile azzerare la clessidra parlamentare e pretendere un confronto sereno?
Non Le nascondo che da radicale la mia posizione al riguardo è piuttosto netta e scontata; ritengo la libertà di scelta, sul proprio vivere e soprattutto sulla propria morte, diritto davvero indisponibile; ma l’antica abitudine di noi radicali al dialogo e al confronto mi porta comunque a sperare in un dibattito.
Allora senza dimenticare anche l’altro affronto alla classe medica dei giorni scorsi, durante i quali un testo di legge approvato da una ramo del Parlamento vorrebbe trasformarci in spie denuncianti, anziché in tutori della salute pubblica, La invito senza mezzi termini a voler prendere in esame l’ipotesi di una qualche forma di battaglia non violenta su questi 2 fronti, da parte dell’Ordine dei Medici di Roma, da Lei presieduto.
Sono convinto che un’azione eclatante (sciopero a fasce orarie dei medici di base, autodenuncia di massa per disobbedienza civile; ma sono solo esempi) troverebbe l’avallo di molti colleghi, anche quelli favorevoli verso alcune tematiche di merito dei provvedimenti, ma che, come me, non credo possano tollerare di essere trattati come terminali esecutori, in materie così strettamente di nostra competenza e, nella pratica, di nostra quasi esclusiva responsabilità.
Confido nella Sua sensibilità ed attendo fiducioso una risposta (spero un consenso) se vorrà anche pubblico così come lo è il testo di questa mia.
Con sincera preoccupazione le invio un affettuoso saluto
Demetrio Bacaro
medico chirurgo
Segretario dell’Associazione Radicali Roma
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