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Roma, Staderini: Giuditta Tavani, una di noi

  • Immagine del redattore: Radicali Roma
    Radicali Roma
  • 25 ott 2006
  • Tempo di lettura: 2 min

  In occasione della cerimonia di questa mattina per la commemorazione del 139 anniversario dell’eccidio di Giuditta Tavani e della sua famiglia ad opera degli zuavi pontifici, Mario Staderini, capogruppo della Rosa nel Pugno Municipio I-Roma centro storico, ha rilasciato la seguente dichiarazione:   “La vita di Giuditta, lo spirito che animava lei e i suoi compagni così come le persone che ancora oggi tengono vivo il ricordo di quegli eventi,  appartengono ad una storia che attraversa le generazioni. Una storia anche radicale. Non è un caso che i simboli, gli eroi del Risorgimento e della Repubblica romana sono oramai avvolti da una cortina di silenzio che cancella dalla memoria cittadina l’eredità anticlericale e riformatrice di Roma. I busti degli eroi del Gianicolo lasciati senza testa, l’abbandono e la marginalizzazione delle statue di Ciceruacchio e di Galileo, ci danno l’immagine anche fisica del voluto oblio. La mia presenza come vicepresidente del Consiglio municipale a questa cerimonia, voluta da Ernesto Nathan e poi sospesa dopo i Patti Lateranensi, è un piccolo atto di riconoscenza verso chi ha combattuto per affermare i valori di libertà e democrazia.”   Giuditta Tavani era figlia di un difensore della Repubblica Romana che, liberato dal carcere pontificio dopo una lunga detenzione, andò con la famiglia in esilio a Venezia.

Giuditta crebbe in un ambiente di impegno politico, e sposò un patriota, Francesco Arquati, proprietario, con la sua famiglia, di un lanificio nella zona di Trastevere allora ricca di attività artigianali e commerciali. Venduto il lanificio a Giulio Ajani, Arquati aveva continuato a dirigerlo.

Nell’ottobre 1867 dopo l’attentato di Monti e Tognetti alla caserma Serristori, gli zuavi pontifici attaccano il lanificio dove Giuditta, con il marito, il figlio Francesco di dodici anni e altri patrioti preparavano e nascondevano munizioni in previsione dell’insurrezione garibardina. Giuditta, incinta, il figlio, il marito e altri sedici patrioti cercano di difendersi ma vengono massacrati.

 
 
 

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